INTERVISTA A FASULO SU SVILUPPO VCO

Il turismo da solo non basta per sostenere l’economia del VCO.

Se continuerà ad essere realizzato come abbiamo visto fino ad oggi, non ha saputo farlo e non potrà mai sostituirla.
Alle caratteristiche proprie del settore – che lo rendono debole dovendo dipendere da attrattività del territorio, stagionalità dei flussi, effetti sull’ambiente, strutture ricettive e mutamenti nel mercato immobiliare, gestione dei trasporti – si aggiunge la specificità dei contratti di chi ci lavora (fragili e poveri) e l’alto tasso di irregolarità.
Precariato, lavoro grigio e nero, p. time, chiamata… Questi sono i tratti fondamentali su cui nessuna economia può reputarsi sana e nessuna società definirsi solida; fenomeni quali il frontalierato – 8mila su 65mila occupati – rappresentano la fragilità del tessuto economico locale ma anche l’ultima speranza di restare a vivere nel VCO.
L’unica possibilità di limare il divario tra settori rimane quella di un patto di sviluppo territoriale: deve terminare il “turismo di corto respiro” della concorrenza di micro imprese basate su diritti e salari; serve un “turismo dei pensieri lunghi” che valorizzi potenzialità e sinergie comuni limitando le esternalità negative e puntando a qualità e stabilità occupazionale.

ECORISVEGLIO 19/09/24